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Legge 194/78

''Norme sulla tutela della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza''.

Già l'intitolazione è di una contraddizione intrinseca:

Due facce della stessa medaglia. Due facce in palese contraddizione: come si può, infatti tutelare la maternità e nel contempo eliminare la maternità? Una faccia dice sì alla maternità e l'altra dice no alla maternità.

E non solo. L'intitolazione utilizza, per la prima volta, una perifrasi, cioè un giro di parole per non prendere il fatto ''di petto'', usa un giro di parole per addolcire un fatto amaro; dice infatti ''interruzione volontaria della gravidanza'' per non usare il termine ''aborto''. Ecco che anche il linguaggio viene utilizzato come strumento per far passare un concetto eticamente inaccettabile: l'aborto è legale e te lo paga lo Stato.

Onestà intellettuale avrebbe preferito: ''Norme che regolano l'aborto volontario e rendono pubblico il suo sovvenzionamento''. Infatti di questo si tratta.

Articolo 1

-Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.

-L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle

nascite.

-Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e

sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che lo aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.

Scrivere una legge è come costruire un fabbricato: ci sono le fondamenta in cemento armato, poi si costruisce tutta la struttura del fabbricato ed infine le rifiniture. Nell'articolo uno ci sono le fondamenta di questa legge:

Nell'elencare gli elementi che danno sostanza al fondamento della legge utilizza tre ingredienti: procreazione/maternità/vita umana

(primo comma) Lo Stato

1. garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile,

2. riconosce il valore sociale della maternità e

3. tutela la vita umana dal suo inizio.

Analizziamo i contenuti del primo comma.

1. garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile

Diritto alla procreazione cosciente e responsabile: Che significa? Significa che lo stato riconosce come diritto per le donne e quindi un diritto tutelato dalla legge quello della procreazione cosciente e responsabile. Quasi a dire che la procreazione ha una sua validità, una sua dignità, soltanto se è cosciente e responsabile.

Cosciente se la persona è consapevole del procreare, responsabile se si assume le conseguenze dell'atto generativo.

E se uno procrea in uno stato d'incoscienza, perché sotto sedativi? O di non consapevolezza, perché malato mentale?, o perché minorenne, perché oggetto di violenza, perché non consapevole delle responsabilità che si assume, perché pratica l'atto generativo per divertimento, in questi casi, come in tanti altri che sfuggono alla coscienza ed alla responsabilità, che cosa è quella procreazione?

È come se lo Stato dicesse che se non è cosciente e se non è responsabile, quella procreazione non ha dignità, non ha diritti riconosciuti. È nulla, non ha valore, è come se non ci fosse stata.

Il problema, invece, è che quella procreazione c'è stata e che c'è il frutto di quella procreazione cioè una nuova vita umana e questa è una realtà di cui non si può far finta che non esista. Il fatto è che esiste un essere umano anche se la procreazione è incosciente ed irresponsabile.

Dunque la procreazione non può avere o non avere valore in sé, in quanto atto. Ha sempre valore, perché c'è di mezzo un nuovo essere umano.

2. riconosce il valore sociale della maternità

Lo Stato riconosce il valore sociale della maternità, ovvero che la maternità non è un fatto privato ma un fatto sociale che riguarda la società, che porta benefici alla società. Immaginiamo per un momento che in una città, in una nazione, a causa di una nube tossica non siano più possibili le maternità. Nel giro di sessant'anni la società sarebbe formata di solo anziani, e nel giro di ottant'anni quella società sarebbe completamente scomparsa. Questo significa che la maternità ha un valore sociale, senza la maternità la società non ha futuro.

O meglio non avrebbe futuro perché c'è il tentativo di togliere alle donne questo ''potere'' ovvero questa possibilità (siamo già all'utero in affitto e alla diversificazione delle maternità: maternità legale, maternità biologica, maternità gestazionale) e di darlo alle macchine (l'utero artificiale) che produrranno nuovi esseri umani ad immagine e somiglianza del potente di turno e per le sue necessità avendo la possibilità di produrne.

Le donne hanno questo grande potere nelle loro mani ed è un potere democratico perché virtualmente ce l'hanno tutte per natura e comunque ce l'ha la maggioranza assoluta.

Noi vogliamo che questo potere, questo compito, questa missione rimanga alle donne ed ad esso venga riconosciuto un valore non solo pratico ma sociale, politico, etico. Vogliamo che il valore della maternità non venga solamente enunciato e, poi, nei fatti privato di ogni importanza. Vogliamo, per ritornare alla legge 194, che la maternità sia riconosciuta come valore: sempre, anche quando non è consapevole e responsabile.

Se così non fosse non sarebbe un valore ma un disvalore, un falso valore, in quanto la sua validità o meno sarebbe decisa da qualcuno. Un valore è tale quando è assoluto e non relativo. Quando è: senza se e senza ma, altrimenti è una presa per i fondelli. Noi siamo dalla parte delle donne e dalla parte del riconoscimento del valore pubblico della maternità.

3 . tutela la vita umana dal suo inizio.

Tutela la vita umana. che bello, finalmente una enunciazione chiara. La vita umana dal suo inizio. Intanto è una bugia. Non è vero che lo stato tutela la vita umana dal suo inizio, infatti questa legge legalizza l'uccisione di un essere umano dal suo inizio fino a 90 giorni e, in alcuni casi anche oltre i novanta giorni. Quindi questa affermazione è falsa. Viene enunciata e contraddetta nello stesso tempo. Quindi sarebbe stato vero scrivere lo stato non tutela la vita umana, sempre; ma solo in taluni casi.

Infatti quando la prosecuzione della gravidanza o il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo

per la sua salute fisica o psichica, in relazione

o al suo stato di salute,

o alle sue condizioni economiche, (è povera)

o alle sue condizioni sociali (è nubile)

o alle sue condizioni familiari, (ha altri figli)

o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, (una violenza)

o a previsioni di anomalie (eugenetica: selezione della razza)

o a previsioni di malformazioni, (eugenetica:selezione della razza)

l'inizio della vita del bambino concepito non viene tutelata perché si può abortire e lo Stato ti aiuta a farlo.

Non solo. Ma un bambino può essere abortito anche dopo i novanta giorni

-se la gravidanza o il parto comportano un grave pericolo per la vita della donna

-se si siano accertati rilevanti anomalie o malformazioni del bambino che mettono in pericolo la salute fisica e psichica della madre.

Come vedete, lo Stato tutela la vita umana è solo una bella espressione.

Ma c'è un altro tranello: dal suo inizio. Ma quando inizia la vita umana ad essere tale? Alcuni dicono che la vita umana inizia dal 14° giorno, giorno in cui c'è l'annidamento nell'utero, per cui fino al quattordicesimo giorno del concepimento possiamo fare tutto ciò che vogliamo. Questo significa poter mettere le mani sull'inizio della vita.

I manipolatori dell'uomo vogliono infatti mettere le mani sull'inizio e sulla fine della vita decidendo loro quando essa inizia e quando essa ha termine in base ad elementi di efficienza. Noi affermiamo che la vita umana inizia dal concepimento ed ha termine con la morte naturale.

Dopo questa riflessione, mi sembra che anche nel decidere l'ordine dei tre enunciati ci sia stata una scelta di campo. Infatti

se riguardiamo la struttura del periodo notiamo l'ordine dei tre elementi:

- garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile,

- riconosce il valore sociale della maternità e

- tutela la vita umana dal suo inizio.

La legge al primo posto pone che l'atto procreativo sia cosciente e responsabile, poi viene come importanza la maternità ed infine la vita umana.

Certamente per il CPU l'ordine d'importanza sarebbe totalmente inverso,

prima il rispetto della vita umana, sempre;

poi il valore della maternità; sempre;

ed infine l'importanza della procreazione, sempre.

Per noi vita umana, maternità e procreazione sono valori assoluti e non relativi.

Prima del concepimento c'è il nulla, quindi ognuno può fare ciò che vuole rivestendo quest'ambito l'aspetto educativo, morale, religioso personale.

Ma dopo l'atto procreativo, con la fecondazione dell'ovulo ha inizio una nuova vita umana da rispettare sempre, ancor più perché debole, indifesa, fragile, innocente.

Per il CPU, la tutela della vita nascente può essere messa in discussione soltanto se occorre scegliere tra la vita e la morte del bambino e la vita e la morte della madre: e questo tocca alla madre deciderlo, perché si tratta tra la sua vita e quella del suo bambino. Tutto il resto è fumo negli occhi, è volontà di controllare la vita degli esseri umani e decidere, secondo il proprio comodo, chi ha diritto a vivere e chi, invece, deve morire.

Noi siamo dalla parte della vita. Noi siamo per una società solidale con la vita umana. Siamo dalla parte delle donne, perché esse sono fatte per dare la vita e non per dare la morte.

mimmo quatela